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sonia scarpante

Commenti e considerazioni

primo commento

1) ho intrapreso questo corso perché  oltre  la mia malattia avevo appena perso il compagno della mia vita. Non è stato facile aprire il proprio cuore ed esternare a persone che erano praticamente degli estranei tutto il proprio disagio interiore. Sicuramente questo corso mi ha aiutato a non sentirmi sola e quindi ha realizzato quelle che erano le mie motivazioni.


2) questo corso mi ha aiutato  a non aver paura e a non vergognarmi per quello che provo, sia gioia o dolore. Ho pianto, mi sono commossa quando leggevo  quello che avevo scritto e mi sono commossa  anche per quello che  raccontavano i compagni di corso. Questo corso mi ha cambiato nel senso che mi ha aiutato a non concentrarmi solo sul mio dolore  rendendomi molto più  sensibile nei confronti degli altri e le loro paure, le loro aspettative, i loro disagi sono diventati anche i miei . Forse questo è stato avvertito dagli altri e nella solidarietà spero abbiano trovato un conforto.


3) Ho imparato a non tenermi tutto dentro. Una cosa è pensarle certe emozioni, una cosa è avere il coraggio di mettere nero su bianco i propri sentimenti e pensieri.


4) molto positiva perché  mi ha fatto capire quanto è facile trovare  negli altri persone che ti capiscono e che ti  possono aiutare magari anche solo con una parola o con un abbraccio. Pensavo che solo nella ristretta cerchia familiare uno avesse il diritto di esternare i suoi più intimi pensieri . Questo corso mi ha fatto capire che a volte basta poco per essere capiti e che non dobbiamo chiuderci in noi stessi perché ci sono tante brave persone. Dobbiamo solo avere il coraggio di chiedere aiuto anche a loro se sentiamo di averne bisogno, perché ho capito che sicuramente non ci volteranno le spalle. Il dolore accomuna e avvicina gli animi sensibili.


5) sicuramente desidero continuare questo lavoro basato sulla scrittura. Anche sulla tomba del mio compagno ho cominciato a lasciare  dei piccoli scritti. Non mi importa se altri leggeranno quelle parole. Sento che mi fa bene scrivere quello che provo. E'  difficile capirne la motivazione ma io mi sento più  libera, più  felice e sicuramente più vera.

secondo commento

 
1.      Come si è rivelato questo lavoro rispetto alle motivazioni che mi hanno spinto ad intraprenderlo?
Utilissimo! Veramente io ero arrivata con motivazioni “basse”: mi piace scrivere, a volte riesco ad esprimere per iscritto ciò che ho difficoltà ad esprimere oralmente, mi aspettavo qualche consiglio su come scrivere, in quali momenti, cosa è meglio scrivere e cosa no…. Invece mi si è aperto un mondo!
 
2.      Sono avvenuti dei cambiamenti in me attraverso questo percorso? Sì, certamente
 
3.      Vi è stato un qualche tipo di apprendimento riconducibile al percorso fatto? se si, posso sintetizzare il cuore di ciò che ho appreso?
Ho imparato che la vita è meravigliosa, che ci sono delle persone con una forza enorme dentro di sé.
Ho imparato che a volte è più facile condividere gioie, difficoltà e sofferenze con persone che non appartengono alla mia famiglia, cosa che non ritenevo possibile fino ad ora.
Ho imparato che la mia scala di valori, le mie priorità sono da rivedere; dovrei fermarmi a ricalibrare le priorità almeno una volta al mese.
Ho imparato che, quando ho qualche problema, io non sono il problema!
Ho imparato che anche io sono una persona importante: è giusto che mi dedichi un pochino di tempo ogni giorno, per fare una cosa che mi piace, per leggere, per fare una passeggiata, per abbracciare qualcuno, per sentire un’amica.
 
4.      Come è stata l'esperienza della condivisione in gruppo?
Meravigliosa! Per me è stato difficile leggere, perché di solito scrivo come atto liberatorio: una volta fissato sulla carta, l’argomento è, in qualche modo, “uscito” da me, non mi fa più soffrire; ma non rileggo mai quello che scrivo, proprio perché lo considero un argomento chiuso; a volte, rileggere mi ha fatto tornare su una ferita che pensavo di aver chiuso con la messa su carta; con stupore mi sono resa conto che, almeno in parte, è così: rileggere non mi ha fatto tornare su una ferita aperta ma su quello che sentivo di aver, in qualche modo, archiviato, superato.
Ascoltare gli scritti degli altri partecipanti al gruppo è stato bellissimo! Qualche volta mi sono sentita una privilegiata a poter godere della partecipazione alle sensazioni altrui; credo non sia stato facile per nessuno condividere i propri scritti: in fondo è una parte di te, del tuo intimo, che metti in piazza: non sai come possa venire accolta, compresa… e invece le persone hanno, con grandissimo coraggio, accettato di condividere! È stata proprio una con-divisione: ho avuto la netta impressione che, dividendo con altri il proprio vissuto, vi fosse una sorta di “alleggerimento”, come se, distribuito sulle spalle di altri, il peso da portare fosse più leggero.
 
5.      Desidero continuare questo tipo di lavoro utilizzando lo strumento della scrittura?
Certamente! Io continuerò a scrivere, scrivere dei miei pazienti, scrivere degli incontri che faccio, scrivere dei progetti, delle illusioni, delle difficoltà, delle frustrazioni che incontro ogni giorno nel mio lavoro, ma anche delle gioie immense che mi è dato di vivere, nel lavoro come nella famiglia, nella mia vita privata. Vorrei continuare a leggere degli altri, delle fantastiche persone che ho avuto l’opportunità di conoscere! Sono stata particolarmente fortunata a poter partecipare a questo gruppo; non so se c’è stata una selezione, se è stata una congiunzione astrale favorevole o un caso fortuito (… ma io al caso non ci credo, per me, non esiste!); preferisco accoglierlo come un dono di Dio, fatto proprio a me, Martina, non certo per meriti ma proprio “gratuito”, come segno di “grazia”. Ciascuna delle persone che ho conosciuto hanno dentro di sé un tesoro immenso, che io ho avuto davvero la “grazia” di poter almeno sbirciare; è come se si fosse schiusa una porta: io sono all’uscio, non posso ancora entrare, ma da quella posizione riesco a intravedere gli scrigni colmi di enormi ricchezze che si celano all’interno. Spero davvero di poter continuare a “sbirciare”, da un uscio che si apre sempre di più!
 

terzo commento

UN  “OGGETTO”  SIGNIFICATIVO
 
 
Sono quasi le 23.30 e scrivo di getto, senza curare troppo la scrittura. Già tornando a casa ho riflettuto su cosa potevo porre la mia attenzione e, pensando agli oggetti per me significativi, ho avuto la reminiscenza di una cosa che mi ha emozionato e ancora mi emoziona.
Molti, molti anni fa ha avuto luogo a Palazzo Reale una grande mostra sul celebre pittore norvegese Edward Munch (quello noto per “L’urlo”) e molto competente e coinvolgente era la persona che fungeva da guida. Nel presentare un quadro (“Tre fanciulle su un ponte”), che in sé non trovavo particolare, disse una cosa che provocò in me una profonda emozione:”Guardate l’acqua che passa sotto il ponte, è un’acqua scura, quella del disgelo, che porta in sé tutto il nero dell’inverno. Ma osservando bene già si sente una promessa di acque limpide, rinnovate.
Non so se è stato allora in quel momento o se già ero sensibile a questa acqua del disgelo; so che la stessa profonda emozione la provo nella realtà, verso la primavera in montagna, quando nel manto compatto di neve si formano i primi canaletti che poi confluiranno formando ruscelli e torrentelli.
Ho percepito immediatamente che in quel quadro di Munch l’acqua del disgelo rappresentava una mia aspirazione, la mia aspirazione a sciogliere quella massa di ghiaccio (a volte la sento invece come una roccia di granito) che avverto dentro di me e che mi condiziona (mi ha sempre condizionato) in tutto e per tutto. E’ un’emozione così grande, ma non spiacevole, che anche adesso mentre scrivo mi si riempiono gli occhi di lacrime (è questo il disgelo?) e ho paura che piangerò quando leggerò questo brano.
Ma rifletto anche: perché si è formato questo blocco? Mi rispondo che è una protezione, per stare sempre sulle difensive, non scoprirsi troppo, perché lasciarsi andare vuol dire soffrire. Credo che il blocco di ghiaccio si sia formato per le delusioni, anche involontarie, che mi hanno provocato le persone dai lontanissimi tempi della mia infanzia e poi sempre avanti nella vita. Ho sentito dire che le delusioni precoci poi ci condizionano nella nostra esistenza e in questo quadro mi ritrovo.
Non sono mai riuscita a sciogliere questo blocco di ghiaccio, salvo qualche rivolo d’acqua in condizioni particolarmente favorevoli, ma poi una successiva delusione mi ha fatto nuovamente congelare, per non soffrire; mi ha fatto nuovamente inghiottire tutta l’amarezza e nasconderla, mostrando all’esterno indifferenza, buone maniere.
Eppure se penso a quell’acqua sotto il ponte sento un confuso desiderio di sciogliermi, magari in lacrime, che lavino via tutto il nero del mio personale, perenne inverno.

quarto commento

Carissime..la rabbia iniziale provocata dalla malattia si è trasformata in gratitudine...mi ha portato a conoscere delle persone speciali e a conoscere un po' di più me stessa..a capire quanto importante sia ascoltare ed essere ascoltate senza l'ombra di pregiudizi alle quali siamo tutte abituate..raccogliere le esperienze di ognuna e condividere i propri pensieri, le proprie paure, le proprie aspettative, momenti intimi di ognuna di noi.. sapere di non essere soli in questo cammino è da un certo punto di vista rassicurante. 

Imparare a godere del presente che è l'unica certezza, risolvendo questioni del passato che ci hanno causato delle sofferenze e dei blocchi che grazie alla scrittura si stanno sciogliendo come la neve al sole.. oggi seminiamo i frutti del futuro.. e non potranno che essere dei frutti belli e gustosi..
grazie a tutte di cuore..e mi auguro di poter continuare questo percorso..spero sia possibile con voi..altrimenti mi impegno a farlo in solitaria..perchè prima di tutto abbiamo dei doveri verso noi stesse..
Buona vita!! vi auguro tanta felicità..ve lo meritate, ce lo meritiamo!!
 
E come dice il mio collega buddista: la felicità non è una meta ma un modo di viaggiare..
 
Un forte abbraccio
a presto